I tassi a 30 anni negli Stati Uniti hanno toccato il 6,67% l’8 agosto. Labile segnale di allerta o pura curiosità macro? Per l’investitore romagnolo significa soprattutto confrontare cicli e proteggersi da rialzi improvvisi della BCE.
La Fed ha lasciato intendere una linea più flessibile sul 2026-27, ma l’impatto globale sui costi di funding resta. Nel frattempo, lo spread BTP-Bund sotto quota 100 sostiene la discesa dei nostri tassi, ma è un equilibrio sottile.
Spunti di riflessione
- Tassi USA in altalena anticipano gli umori dei mercati: un rialzo Oltreoceano spesso precede movimenti BCE di 3-6 mesi.
- Copertura a tasso misto: alcuni istituti italiani propongono formule ibride (fisso 5 anni + variabile CAP) che proteggono da shock ma lasciano margine di ribasso.
- Diversificazione valutaria: investire in REIT europei quotati in dollari può fare hedging implicito contro l’inflazione locale.
Tenere d’occhio i movimenti dei Treasury non è teoria da economista: serve a capire quando blindare il costo del debito e quando, invece, puntare su flessibilità e opzioni di rinegoziazione.